Nel 1983 Ana Kapor parte da Belgrado per iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Roma. Si porta dietro un bagaglio ingombrante e impegnativo. Figlia d’arte (il padre è un noto scrittore e pittore serbo), già all’età di 18 anni ha in pratica visto ogni angolo della vecchia Europa, i suoi musei e pinacoteche, scoprendone i tesori in diversi viaggi fatti con la famiglia. La scelta dell’Italia non è per nulla casuale. Quale paese se non proprio il Bel Paese poteva rispondere meglio alla curiosità di una ragazza che, conoscendo già in buona parte il linguaggio della pittura che l’ha accompagnata dalla nascita, voleva scoprire oltre, voleva raggiungere la misteriosa essenza con la quale Piero Della Francesca e il Perugino impastavano i propri colori per dare le risposte ai segreti del visivo? In un’intervista recente Ana ha dichiarato: Ho sempre dipinto. Ho cominciato all’età di tre, quattro anni nello studio, accanto a mio padre, e non ho mai smesso. Non ho avuto mai avuto dubbi su cosa avrei fatto da grande… Ana cresceva divisa tra l’atmosfera belgradese, un po’ mitteleuropea e un po’ levantina, e le lunghe permanenze estive a Dubrovnik, perla dell’Adriatico e sublime monumento all’arte veneziana, da dove erano originari i suoi nonni materni. Le forti impronte della metafisica bizantina, così presenti nell’eredità culturale serba, e la maestosa semplicità che la Serenissima ha impresso nell’architettura dalmata, hanno creato una simbiosi quasi perfetta. Da quell’intrecciarsi delle due anime mediterranee nasceva un mondo di ineffabile bellezza, edificato in bianca pietra dalmata ma regolato dallo spirito della metafisica greca, che per vivere richiedeva la mano del pittore. A Roma, dove in quegli anni è già presente una piccola rinascita del filone figurativo, incontra (su consiglio della sua professoressa di storia dell’arte, Lorenza Trucchi) Arnaldo Romani Brizzi, che in quel momento rappresenta il polo verso il quale gravitano i pittori della nuova figurazione. Da lì a poco la prima mostra personale nella sua Galleria Il Polittico, e presto il fortunato incontro con la gallerista Antonia Jannone, di Milano. Da quel rapporto nasce una fruttuosa collaborazione con tre mostre personali nel suo spazio espositivo a Milano, ma anche la presenza nella maggior parte delle fiere di importanza rilevante, a livello nazionale e internazionale. Si susseguono Fiera di Bologna (1997, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003); Miart, Milano (1999, 2003); Artissima, Torino (1994, 1997); Immagina Arte in Fiera, Reggio Emilia (2005); Napoli Arte Contemporanea (1997); St. Art, Strasburgo (2002), Art Fair Miami (2004), Art Fair Karlsruhe (2009). Nel 1998 è invitata al Premio Suzzara, e a breve seguono diversi altri premi: Premio Biennale di Pittura Città di Bordighera (1998), Premio Ferruccio Ferrazzi (2001, 2003, 2005), Premio Michetti (2007). Nel 2005, con la sua opera Notturno, è la vincitrice del Premio Nazionale di Pittura di Sabaudia Ferruccio Ferrazzi. Gli stessi enigmi che hanno incantato i maestri del primo Rinascimento e gli stessi canoni che hanno dettato il pensiero bizantino diventano ben presto il motivo principale della ricerca di Ana, e il suo mondo incomincia a prendere una precisa forma. A differenza dei maestri antichi, l’uomo protagonista abbandona il quadro, e quello che nell’arte rinascimentale era lo sfondo diventa il primo piano nella sua pittura. Si susseguono diverse mostre collettive e personali in Italia e all’estero. Nel 2007 è invitata a partecipare alla mostra Nuovi pittori della realtà al PAC di Milano. Negli anni Ana Kapor crea un rapporto stabile con le più importanti gallerie del campo figurativo in Italia. È datata al 2001 la sua amicizia con Chiara Fasser, proprietaria della storica Galleria dell’Incisone di Brescia, e anche con Giuliano De Marsanich e la sua, altrettanto storica, Galleria Don Chisciotte. Poco più tardi comincia anche la sua collaborazione con la Galleria Forni di Bologna, che la vede protagonista di una personale insieme al marito, il pittore Vladimir Pajevic, oltre alle diverse mostre collettive organizzate dalla galleria. Segue l’incontro con Antonio Berni, che ospita due sue mostre personali nella Galleria Falteri a Firenze. Infine l’incontro con la giovane gallerista tedesca Nathalia Laue, che con la mostra personale Isola Sacra, ospitata nella sua Galleria di Francoforte nel 2008, introduce Ana anche al pubblico tedesco. Condividere la vita e l’arte con Vladimir Pajevic ha dato la possibilità a entrambi di confrontarsi ogni giorno e di inseguire insieme lo stesso sogno, pur rimanendo assai diversi nell’interpretare i loro mondi. Nel 2008 Ana e Vladimir accolgono con grande piacere l’invito di Gerd Lindner, direttore del Panorama Museum di Bad Frankenhausen (Germania), di allestire una loro mostra personale. Questa grande mostra, che è stata resa possibile grazie al lavoro dei galleristi e la generosità dei collezionisti che hanno prestato le opere, ha percorso gli ultimi venticinque anni di attività dei due artisti con un’esposizione di oltre 140 opere. La mostra è stata accompagnata dal volume edito dal Panorama Museum (Ana Kapor & Vladimir Pajevic: Geheime refugien). Questi ultimi anni sono stati segnati da diverse mostre personali in più spazi espositivi, quali l'Associazione Culturale La Conchiglia di Roma, la Galleria ULUS di Belgrado, la Galleria Forni di Bologna, il Centro Culturale Le Muse di Andria, il Museo della Civiltà Romana. Nel 2011 è stata invitata a partecipare, con la sua opera Castel del Monte, al Padiglione Italia della 54ª Biennale di Venezia, nella mostra conclusiva alla Sala Nervi del Palazzo delle Esposizioni di Torino. Nel 2014 vince ex aequo la 65ª edizione del Premio Michetti con l'opera Silenziosi equilibri e la Targa d'Argento del 41° Premio Sulmona con l'opera Punta Ovest.
Vive a Roma insieme al marito e al figlio.
Vive a Roma insieme al marito e al figlio.